Il giornalismo e la rete

Finché Internet era soltanto un fenomeno ristretto a poche centinaia di computer in giro per il mondo, nessuno si preoccupava troppo se accanto ai dati scientifici scambiati dai ricercatori ci finivano anche contenuti frivoli e sciocchi o al contrario fortemente politici. Ma nel momento in cui è diventata fenomeno di massa, ecco arrivare subito l’attenzione dei gendarmi. Gendarmi per definizione o proclamatisi tali: ovvero governi autoritari, governi liberali ma soggetti a pressioni conservatrici, aziende che temono per il loro business, o aziende che vogliono allargarlo, desiderando una rete meno anarchica. “Così nessuna delle caratteristiche costitutive dell’Internet appare più così solida”. 

Era il 1996 quando Franco Carlini (1944-2007), giornalista, saggista, divulgatore - ma soprattutto tra i primi in Italia a capire e raccontare la Rete così come la “grande trasformazione” digitale in cui siamo immersi - scriveva queste parole nel suo libro Internet, Pinocchio e il Gendarme (manifestolibri). E se per la Rete tutti questi anni trascorsi sono un’era geologica - allora, per dire, non esistevano Facebook o Twitter, e tanto meno l’odierno dibattito sulla bolla dei social, i bot, la propaganda e la disinformazione - molte delle intuizioni di Carlini, e ancora di più del suo approccio, sono rimaste quanto mai attuali.

Intuizioni non solo sulle caratteristiche costitutive della Rete e sui loro possibili sviluppi, ma anche su quelle del giornalismo, che da internet è stato rivoltato come un calzino. Perché alla conoscenza della tecnologia, e dei suoi risvolti sociopolitici, Carlini univa anche una fiducia umanistica nel dono della parola, del racconto, del dialogo, del desiderio e del piacere di conoscere un fenomeno, più che di giudicarlo.

Ed è da queste premesse che, a distanza di dieci anni dalla sua prematura scomparsa, un incontro sul giornalismo intende ricordarlo, muovendo le fila proprio dai suoi insegnamenti. E soprattutto dal suo metodo. E dunque cosa vuol dire fare oggi giornalismo, nel mezzo di una crisi globale del suo modello economico e della sua credibilità? Che strumenti e formati ha a disposizione? Che alleati e compagni di strada può incontrare? Quali esperienze ne stanno modificando il volto e le pratiche? Temi che verranno trattati dal convegno Chips&Salsa 2017 – Giornalismo, innovazione, democrazia che si terrà a Genova, a Palazzo Ducale, il primo dicembre, chiamando a raccolta professionisti dei media che studiano l’innovazione nell’informazione e la mettono in pratica sperimentando nuovi modelli, formati, approcci, da Luca De Biase (Nòva – Il Sole 24 Ore) ad Anna Masera (La Stampa, Università di Torino), da Marco Pratellesi (Agi) ad Andrea Dambrosio (Skytg24) a Bendetto Vecchi (il manifesto). Si parlerà del difficile ma necessario dialogo fra giornali e lettori/utenti; di whistleblowing; di data e visual journalism; di redazioni che cambiano.

L’evento - a ingresso gratuito, organizzato dall’agenzia giornalistica effecinque con il supporto di FB&Associati, Iren e formicablu - si svolge dalle 9.00 alle 13.30 ed è patrocinato da Laurea Magistrale in Informazione ed Editoria, Digital Humanities, Dipartimento di Scienze della Formazione, Dipartimento di Scienze Politiche (Università di Genova) e dall’Ordine dei Giornalisti della Liguria. 

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